E con la primavera torna l’Osmiza Parovel! Dal 23 aprile al 3 maggio la cantina Parovel apre le sue porte per accogliere tutti coloro che vorranno assaggiare gli affettati selezionati dalla casa, i formaggi del Carso, il paté di olive e le olive in salamoia e, ovviamente, degustare i vini autoctoni della cantina! Quest’anno c’è poi una novità: potrete assaggiare anche le ricette (tutte rigorosamente a crudo!) che quattro blogger della regione hanno ideato per il calendario Parovel 2015. Le blogger in questione, oltre alla sottoscritta, sono Sabrina Lorenzi, Giulia Godeassi e Theodora Hurustiati.
Ma sapete cos’è un’osmiza? Sull’altopiano del Carso, che si divide tra Italia e Slovenia, per osmiza (osmiza in dialetto locale, in italiano osmizza e in sloveno osmica) si intende un luogo dove si vendono e si possono consumare vini e prodotti locali (salumi, formaggi, uova). Per tradizione il locale deve essere collocato nell’abitazione o nella cantina del produttore e vini, salumi, uova e formaggi dovrebbero essere esclusivamente di produzione del contadino che apre la propria osmiza per un periodo di tempo ben delimitato.
E’ una tradizione molto antica che pare si possa far risalire ai tempi di Carlo Magno quando l’Istria e Tergeste (l’antica Trieste) furono abbandonate dai bizantini ed entrarono a far parte del Regno Franco. Sul testo di Cesare Fonda “Andar per Frasche” leggiamo che un’ordinanza di Carlo Magno concedeva a tutti i viticoltori dell’Impero il diritto di vendere direttamente il vino da loro prodotto segnalando questa attività con l’esposizione di una frasca di edera.
Alcuni documenti riportano l’esistenza di osmizze durante il periodo medioevale. Un documento del 1430 riporta come i contadini di Prosecco (una località tutt’ora esistente e che si trova sull’altopiano triestino) sostenessero che il loro vino sfuso venduto sul posto fosse esente da dazi.
L’usanza venne quindi ripristinata, ristabilendo un preesistente diritto, col decreto emanato da Giuseppe II d’Asburgo nel 1784. Tale decreto dava il diritto ai viticoltori di vendere vino sfuso prodotto in casa per un periodo ridotto di otto giorni. E’ interessante notare come il termine osmizza (che in sloveno, come vi ho già detto, diventa osmica, ma è pronunciato uguale all’italiano) deriva da osem, che significa “otto” in sloveno, e che indicava, dunque, la durata in giorni della concessione del diritto di apertura dei locali per la mescita del vino prodotto in casa.
Per saperne di più:
La voce Osmizza in Wikipedia
Il portale delle Osmizze della provincia di Trieste
Il portale delle Osmice in Slovenia
Il testo Cesare Fonda, Andar per frasche, Ed. “Italo Svevo”, Trieste, 1997
Il sito Parovel dove informarvi sugli orari dell’Osmiza e su tutti gli altri eventi creati da questa intraprendente famiglia di viticoltori e olivicoltori nel corso dell’anno.
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