Ve lo dico subito: Ein Prosit mi è piaciuto, e anche molto! Era la prima volta che partecipavo a quello che è diventato uno dei principali eventi enogastronomici della regione Friuli Venezia Giulia e del quale ho sentito tanto parlare (siamo arrivati già alla 15a edizione), senza che io avessi ancora avuto l’occasione di venire a provare di persona. E oggi posso, senza ombra di dubbio, dirvi che ho fatto malissimo a perdermi le edizioni precedenti!
Quando sono salita a Malborghetto – il suggestivo villaggio di montagna, non distante da Tarvisio, che ha fatto da cornice alla maggior parte degli eventi previsti nel ricco calendario di Ein Prosit 2013 – avevo molte aspettative. Mi ero fatta un programma per non perdere i nomi e gli chef che mi interessavano, ma temevo di non riuscire a incastrare lezioni e laboratori con le degustazioni e gli incontri. Una volta giunta a Malborghetto, però, mi sono fatta coinvolgere da un’ atmosfera di gioiosa condivisione che mi ha accompagnato durante tutto il mio soggiorno e che mi ha condotto con ritmo sereno, e mai frenetico, a partecipare a tutti gli appuntamenti che mi ero prefissata, e non solo a quelli! Aspettative, quindi, pienamente e ampiamente soddisfatte!
Ha proprio ragione Rossella Di Bidino, una delle quattro blogger che hanno condiviso con me l’avventura Ein Prosit 2013, quando nel suo post dice che “non c’è nulla di più divertente ed educativo che andare in giro come foodblogger”. Per me Ein Prosit è stato innanzitutto questo: una grande occasione per imparare e conoscere. Ed è proprio tale aspetto che mi piace del mio “essere foodblogger”: assistere a eventi di qualità, come Ein Prosit, per continuare nella mia ricerca personale e per condividere le mie piccole scoperte con chiunque abbia voglia di leggermi.
Ma veniamo proprio alle mie “personali scoperte”: il mio Ein Prosit è iniziato venerdì sera con una cena organizzata presso l’hotel ristorante Raibl. Qui Ciro Salvo, della pizzeria Massé di Torre Annunziata (NA), ha voluto deliziare i numerosi gourmet e appassionati intervenuti per la serata, con una selezione delle sue pizze più celebri. La Montanara, la pizza fritta che ha aperto il menù degustazione, con sugo di “antichi pomodori di Napoli” (presidio Slow Food), mi ha immediatamente conquistata, evocando addirittura ricordi d’infanzia. Perfetta la Margherita, con pomodoro San Marzano Dop e fiordilatte. Sorprendente, nonché la mia favorita, l’Alleanza, con fiordilatte, lardo di Colonnata, cipolla ramata di Montoro e scaglie di conciato romano.
La pizza di Ciro Salvo è indubbiamente una pizza napoletana d’autore. Fine, con un bel cornicione estremamente soffice e guarnita, senza mai esagerare, con ingredienti di qualità e scelti con attenzione. Ciro Salvo è apparso recentemente sulla copertina del magazine del Gambero Rosso e alcuni lo considerano uno dei “più talentuosi pizzaioli al mondo” (leggete qui). Merita sicuramente un approfondimento e voglio saperne di più. Ve ne parlerò presto qui sul blog.
Dimenticavo di dirvi che il menù degustazione è stato accompagnato da una selezione di birre artigianali del Birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sopra (UD) e della Wold Top Brewery dello Yorkshire (UK). Non intendendomi di birre posso solo dirvi che alcune mi sono piaciute, altre meno, ma chi era con me, e se ne intendeva, ha sicuramente apprezzato gli abbinamenti. Io invece sono rimasta colpita dalle meravigliose etichette delle birre della Wold Top Brewery.
Dopo un buon sonno ristoratore all’ Hotel Bellavista di Camporosso, sabato mattina, per me e le mie amiche blogger è iniziata una vera e propria full immersion nel programma eventi di Ein Prosit.
Abbiamo incominciato la giornata nelle sale del cinquecentesco Palazzo Veneziano di Malborghetto (UD) con un evento del quale avevamo sentito molto parlare nelle ore precedenti, ma i cui dettagli sono stati mantenuti segreti fino all’ultimo momento: la presentazione di iStru, “lo strudel stravolto e straordinario” pensato e realizzato dallo chef pasticcere Gianluca Fusto assieme ai ristoratori e al consorzio del tarvisiano.
Nelle mani di Gianluca Fusto e dei suoi collaboratori, lo strudel diventa, quindi, un dolce al cucchiaio, stravolto perché non più racchiuso in un guscio di pasta, bensì aperto per esaltare la straordinaria freschezza delle materie prime: i pezzetti di mela, un composta di tre diverse mele gelificata a freddo, l’uva fresca macerata nello zucchero, a sostituire l’uvetta sultanina, i pinoli, la crema al mascarpone e il gelato alla cannella. A incorniciare il dolce, esteticamente molto gradevole, una sottile striscia di pasta fillo. Il nuovo dolce del Tarvisiano è stato codificato e verrà servito, con il proprio logo iStru, in dieci ristoranti del comprensorio. Quando ne avrete occasione, vi consiglio di assaggiarlo.
Dalle dolci innovazioni di Gianluca Fusto, dopo un breve salto ad ascoltare l’intervento di Ciro Salvo e con una brevissima passeggiata, mi sono trasferita nelle suggestive sale di Casa Oberrichter. In questo luogo fiabesco (andateci se ne avete modo, o almeno ammirate le sale di cui si compone questo albergo-ristorante attraverso le immagini del loro sito) Theodora Hurustiati Poeradisastra ha tenuto la propria lezione di cucina indonesiana dal titolo Un pizzico d’oriente ad Ein Prosit. Theodora è una chef nata e cresciuta a Jakarta, capitale dell’Indonesia, che, nel 2007 si è trasferita in Friuli per ragioni di cuore. Chi legge il mio blog, o mi segue su Facebook , conosce già Theodora. Ho partecipato ad alcuni suoi corsi, avrete visto le foto, e poi fa parte del gruppo di foodblogger friulane con cui collaboro da qualche tempo. Il suo blog è Pura Cucina.
Per Ein Prosit Theodora ha ideato un percorso didattico e sensoriale per farci viaggiare tra sapori e profumi della sua terra d’origine. Come spesso accade, ad affiancare Theodora nella sua lezione e a fornire spiegazioni tecniche sulle spezie impiegate, c’era Gianluca Mingotti, titolare di Petit Lorien, negozio specializzato in spezie, sali, pepi, tè e caffè provenienti dal mondo intero.
Theodora, durante la lezione, ci ha introdotti a usi e tradizioni della cucina orientale, per poi confezionare davanti ai nostri occhi alcuni piatti della sua terra. Innanzitutto il Bumbu Kuning, un condimento base, di un bel colore giallo e profumatissimo, composto da lemongrass, peperoncino tailandese, zenzero fresco, galangal, noci candela, curcuma, foglie di kaffir lime e coriandolo fresco. Questo preparato è servito, poi da base per la composizione di altri due piatti: il Laksa, una zuppa di gamberi al latte di cocco, e i Sate Lilit, letteralmente “spiedini avvolti”, degli spiedini di pesce bianco, preparati secondo una ricetta a base di cocco e lemon grass, tipica dell’isola di Bali. A completare il menù il Nasi Kuning, un riso giallo e l’Acar Kuning, verdure agrodolci, anch’esse colorate di una bellissima tonalità di giallo.
Rispetto alle edizioni passate, Ein Prosit 2013 ha aperto ancor di più le proprie porte al mondo della cucina internazionale. Ho cercato quindi di dedicare una parte del tempo a mia disposizione agli chef provenienti dall’estero. Non ho potuto vederli tutti all’opera, ma ce n’era uno che volevo assolutamente incontrare. Si tratta di Tomaž Kavčič, uno dei più noti chef sloveni. Ed è per vedere il suo laboratorio, magistralmente presentato da Paolo Marchi, che, dopo la lezione di Theodora, mi sono diretta nuovamente verso Palazzo Veneziano.
Ma di questo (e di molto altro) vi racconterò nel prossimo post.
[…] con le mie colleghe blogger del freemagazine Bontât in occasione dell’ultima edizione di Ein Prosit (altro importante evento enogastronomico che viene organizzato ogni anno in queste terre di […]