Oggi vi racconto dell’emozione di ricevere nelle proprie mani un libro al quale si è lavorato. Scartare trepidanti il pacchetto tanto atteso, leggere colmi di gioia la dedica degli autori, sfogliare la pagine per cercare le proprie ricette e quelle delle colleghe…
Ma cominciamo dal principio. Chi mi segue e chi mi consce sa che ho trascorso tutti i week end dello scorso inverno e una buona parte di quelli primaverili a frequentare un corso di comunicazione enogastronomica. Tra le materie previste vi erano anche la teoria e la pratica legate all’ editing e alla creazione di un testo di cucina.
Se immaginate che scrivere un libro di cucina sia cosa facile, beh, ricredetevi! Non è così! Anche io lo pensavo quel giorno in cui Nicola Santini, il nostro insegnante, entrò in classe annunciando: “oggi scriverete alcune ricette per il libro che vogliamo pubblicare sull’ora della merenda.” “Ricette?” Pensai io. “Che ci vorrà! E’ il mio pane quotidiano!” Non sapevo quanto mi stessi sbagliando!
Per scrivere un libro di cucina, o meglio, un ricettario, ci vogliono, ovviamente, le ricette. Tommaso de Mottoni e Nicola Santini – autori de “L’ora della merenda”, oltre che miei insegnanti – ne avevano già raccolte un bel po’: ricette di famiglia, ma anche ricette di amici e conoscenti, vip e meno vip. A queste siamo stati invitati ad aggiungere anche le nostre, ricette collaudate dall’ esperienza personale oppure scritte, ideate e testate per l’occasione.
Ci vuole, inoltre, anche uno schema, un indice ragionato, per suddividere il materiale e trarne un insieme organico ed equilibrato. Le ricette vengono suddivise in base al criterio della stagionalità. Cominciamo dunque un lavoro di lettura ragionata, suddivisione e smistamento del materiale già raccolto. Ci accorgiamo che, mentre per alcune stagioni il numero di ricette è sufficiente, altre sono piuttosto sguarnite. Ci attiviamo dunque per creare altro materiale originale per colmare le lacune. In contemporanea, Nicola decide che ci dovrà essere un’ulteriore sezione dedicata alle merende light. Nessun problema! Creiamo anche quelle, ispirandoci sempre al criterio di stagionalità.
Abbiamo tutte le ricette necessarie a completare il libro e i suoi capitoli. Ci rendiamo presto conto che ora è necessario anche un approfondito lavoro di armonizzazione del materiale. Ogni autore ha il proprio stile di scrittura, c’è chi elenca gli ingredienti utilizzando i grammi e chi gli etti, chi per indicare la temperatura del forno utilizza esclusivamente il simbolo grafico ” ° ” e chi invece utilizza anche la C maiuscola per indicare i gradi centigradi, c’è colui che utilizza le abbreviazioni e chi invece preferisce essere più prolisso.
La voce originale del singolo autore decidiamo di conservarla, in fondo si tratta di una raccolta di ricette di amici e conoscenti dei due autori, ma una certa uniformità di stile è comunque da ricercare. Avviamo quindi una lunga rilettura a più mani delle singole ricette per cercare discrepanze e difformità. Ogni singola pagina viene letta, ed eventualmente corretta, da due o più persone.
La nostra attenzione, viene successivamente dirottata dai nostri insegnanti sull’aspetto grafico e visivo. Stampiamo alcune bozze in bianco e nero per renderci conto visivamente dell’aspetto reale del libro. E’ emozionante vedere un lavoro che prende corpo.
Lo spazio a disposizione per ogni singola ricetta è già definito. Notiamo che alcune di queste sono troppo lunghe. Dovremo sfoltire leggermente i testi. Comincia poi la discussione su disposizione e suddivisione del testo, scelta dei colori, dei font e degli elementi grafici. Un’ altra giornata intera dedicata a toccare con mano il lavoro di editing e quindi a imparare dal vivo con il metodo del “learning by doing”, caratteristica fondamentale dell’intero percorso formativo.
Si passa alla fase successiva: realizzare una propria ricetta, curare lo styling del piatto, per poi procedere a un vero e proprio “shooting” fotografico. La giornata risulterà indimenticabile. Ci siamo divertite moltissimo a preparare i piatti in una vera cucina professionale, con a nostra disposizione tecnologie, spazi e competenze. Ci siamo trovate a mettere in pratica quanto imparato nelle settimane precedenti: elementi di foodstyling appresi grazie alla lezione con Maria Greco Naccarato (food-stylist e home economist che ha lavorato, tra l’altro, per gli spot Nespresso con George Clooney) e tecniche di food photography, le cui basi non hanno più segreti per noi dopo il workshop con il fotografo Alessandro Romiti. Sempre sotto l’occhio vigile (e la telecamera) di Nicola Santini abbiamo cucinato, creato, fotografato, ma anche riso e mangiato!
Conclusa la fase creativa, un ultimo sforzo ci è stato richiesto prima di consegnare il manoscritto all’editor vero e proprio e alla casa editrice che hanno portato a termine il lavoro necessario per giungere alla pubblicazione. Dobbiamo creare alcune proposte di menu immaginando occasioni conviviali quali una merenda sotto l’ombrellone, o un pic nic di Pasquetta, o ancora la merenda di ferragosto in campagna o l’ora della merenda davanti al caminetto.
La creatura (che possiamo dire, è un po’ anche nostra) è ormai giunta in libreria. Che emozione sfogliarla e averla fra le proprie mani. E che gioia nel leggere le parole che gli autori hanno voluto dedicare a noi allieve tutte! E’ stata un’esperienza che mi ha emozionato e che mi ha insegnato moltissimo, mi ha soprattutto fatto capire quanto sia importante per me scrivere di food e cucina. E’ proprio questo che voglio fare “da grande”! Ora ne sono proprio sicura! Grazie ancora una volta Nicola e Tommaso!
Alcune delle ricette racchiuse nel libro le potete trovare anche nel blog:
Pagnotta ripiena con pomodorini, ricotta e prosciutto cotto
Deve essere stata un’esperienza unica,davvero grandiosa!Complimenti a tutti per lo splendido lavoro 😉
Grazie Nirvana! E’stata veramente un’esperienza interessantissima e molto formativa!
Che racconto emozionante. Mi sono calata perfettamente nell’atmosfera, nel vostro entusiasmo contagioso. Bellissimo!!! E bravi!!!
Un abbraccio
Sabina
P.S.: ma che faceva la food stylist con quella specie di phon????
Ciao Sabina, sono felice che ti sia piaciuto il mio racconto! E’stata un’esperienza veramente unica! Lo sverniciatore? E’uno dei segreti da food stylist che abbiamo imparato durante il corso. Il flusso di aria caldissima serve a far sciogliere il formaggio (in questo caso). Forte, vero? Che mondo affascinante quello delle professioni della comunicazione enogastronomica! E quante persone interessanti che ci gravitano attorno!
Grazie per la visita, a presto rileggerci!
Alessandra, voglio ringraziare anch’io tutti i docenti, che ci hanno dato tantissimo!
Ciao 🙂
Se penso a quel primo giorno di lezione…
Caro Ale grazie per la visita e, anche a nome delle mie colleghe, dei complimenti!
Brave, complimenti a tutti!!! E’ bello vedere premiati gli sforzi di mesi di lavoro. Spero sia solo l’inizio…
Ale Romiti