Il 19 maggio scorso si è celebrato in tutto il mondo il Jamie Oliver Food Revolution Day. Non sono riuscita a pubblicare prima il post dedicato a questa iniziativa, ma non volevo perdere l’occasione per parlarne.
Seguo Jamie Oliver da diversi anni, mi piace come cuoco, come show man, ma soprattutto come persona. Non si è mai fatto travolgere dalla fama, anzi, ha sempre cercato di sfruttare la propria popolarità per metterla al servizio di giuste cause e per aiutare gli altri.
L’ultima delle iniziative di Jamie, la Food Revolution, lanciata nel marzo del 2010, è una campagna nata negli Stati Uniti con lo scopo di combattere il sovrappeso e la sbagliata alimentazione nelle giovani generazioni.
Uno dei messaggi che maggiormente mi ha colpito ascoltando Jamie è quello secondo il quale l’attuale ultima generazione sarà la prima ad avere un’aspettativa di vita più breve rispetto ai propri genitori. E questo a causa di un’ alimentazione sbagliata, ricca di cibo spazzatura e alimenti trasformati da processi industriali. Ora, il messaggio è scioccante, non so se sia basato su prove scientifiche, ma, a mio avviso, merita una certa considerazione.
Su una cosa siamo sicuri: in Italia, non siamo messi così male; anche se, a volte, al supermercato rabbrividisco alla vista di certi articoli che finiscono nei carrelli! Non ho nulla in contrario con quei prodotti che potremo definire “aiuta cuoca”. Quando non ho tempo, ogni tanto, anch’io li acquisto. Se, però, buste pronte, merendine industriali, grassi idrogenati, zuccheri in quantità esagerate e snack grassissimi diventano un’abitudine, allora il messaggio di Jamie Oliver val la pena di diffonderlo anche in Italia.
Un altro punto sul quale Jamie Oliver ci invita a riflettere è il fatto che le nuove generazioni stanno perdendo le capacità legate al mondo della cucina e della trasformazione casalinga dei cibi.
Saper cucinare – dice Jamie, spiegando la propria filosofia – significa essere in grado di trasformare in un pasto sano e genuino ogni genere di alimento fresco. Seguendo poi la stagionalità degli ingredienti, acquistandoli quando questi sono più convenienti e al meglio delle loro caratteristiche, cucinare sarà certamente meno caro che acquistare cibo trasformato, per non parlare del beneficio che ne deriverà per la nostra salute.
Partito dagli Stati Uniti, il messaggio della Food Revolution di Jamie Oliver si è diffuso a livello planetario. La missione di Jamie Oliver e della sua fondazione è quella di ispirare il cambiamento nelle abitudini legate al cibo e di promuovere una maggior coscienza riguardo a quello che Jamie chiama real food.
Il 19 maggio scorso, in 661 città di 63 paesi, sono stati organizzati 538 eventi, cene, farmers markets e altre occasioni di incontro tra persone che hanno a cuore il problema del cibo e allo scopo di condividere informazioni, talento e risorse. Milano in testa alle classifiche europee con ben 16 eventi.
Io non ho potuto partecipare a nessun evento (non mi è giunta notizia di qualcosa organizzato da queste parti) e non mi è stato nemmeno possibile organizzarne uno (spero il prossimo anno di avere la possibilità di farlo), ma non potevo lasciar concludere il Food Revolution Day senza fare qualcosa, senza preparare un pasto con le mie mani e condividere il mio amore per il cibo sano e genuino.
Sabato sera ho dunque deciso di preparare un pane. Cosa c’è di più reale e genuino del pane, il più antico e umile degli alimenti?
Se in più ci mettete anche il fatto che gli ingredienti utilizzati erano quasi tutti praticamente a Km zero …
Il naan è uno dei pochi pani indiani che viene preparato con una pasta lievitata: croccante, ma al contempo morbido e lievemente sfogliato.
Tradizionalmente il Naan si cuoce all’interno dei forni tandoor, ma anche con una piastra (o una padella antiaderente dal fondo spesso) e un forno vi verrà benissimo egualmente.
Dosi per ottenere 10 Naan:
450 g di farina bianca setacciata
4 dl di yogurt bianco naturale
1 cucchiaino di lievito di birra liofilizzato
1/2 cucchiano di sale
Riunite in una ciotola capiente (oppure nella ciotola della planetaria) la farina, il lievito e il sale. Cominciate a impastare aggiungendo un po’ alla volta lo yogurt. Continuate a lavorare l’impasto per circa 10 minuti.
Formate una palla (non vi preoccupate se vi sembra appiccicosa) e mettetela in una terrina precedentemente infarinata. Copritela con un canovaccio leggermente umido e lasciate lievitare per circa 2 ore.
Dividete la pasta in 10 palline. Io che, a volte, sono pignoletta. Ho usato la bilancia per ottenere esattamente 10 palline dal peso di 100g ciascuna! Ma non è necessario (in questo caso) essere precisini.
Stendete ogni pallina, meglio se con l’ausilio di un piccolo mattarello, in un disco di circa 2-3 cm di spessore.
Scaldate molto bene una piastra o una padella antiaderente dal fondo spesso. Disponetevi sopra un disco di pasta e lasciatelo cuocere per 4-5 minuti, finché si sarà gonfiato.
A questo punto, prendete il pane con una pinza e trasferitelo sotto il grill del forno già ben caldo (io l’ho messo a 250°), e continuate la cottura finché il pane si sarà completamente gonfiato. Basteranno un paio di minuti. Fate attenzione che il pane non si bruci.
Procedete allo stesso modo con i pani rimasti.
Tenete i naan al caldo coperti con della carta stagnola o fra due terrine, fino al momento di servire.
Ho utilizzato il naan per accompagnare del pollo al curry.
Ciao.grazie per le indicazioni. Ti chiedo…i dischi di Natan devono essere di 2/3cm o mm?
Grazie
Oy
Ciao Oy, nel post parlo di cm e ti confermo che è così! 🙂
Ciao Alessandra,
a noi piace molto il pollo al curry, sarà d’obbligo d’ora in avanti accompagnarlo con questo naan.
Proverò a farlo con la pasta madre..(ho la fissa lo so…) e poi ti dirò com’è andata.
Buona Giornata!
Ciao Cristina! E’ facilissimo e buonissimo! Anche a noi piace molto il pollo al curry, lo faccio tutte le settimane! Fammi sapere, a presto! 🙂